domenica 15 novembre 2009

Il potere della Meditazione


«Errare e non correggersi significa veramente errare... solo chi comprende il nuovo attraverso un’attenta analisi di quanto è già noto può considerarsi maestro». (Confucio)

L'ebook che consiglio questa settimana è "Meditazione Bioenergetica" di Alessandro Viti.
Cliccate sull'immagine per scaricare gratuitamente il primo capitolo:

Ebook

Un viaggio alla ricerca dei segreti e dei trucchi per essere in armonia con se stessi e con gli altri, per imparare ad ascoltare i messaggi del corpo, sfruttare le energie positive derivanti dal proprio stato d'animo e trametterle anche agli altri.

"Il potere più popolare è sempre stato quello del più forte, del più prepotente, di colui che si sapeva imporre e conquistava ciò che voleva con arroganza e violenza. Ma questo tipo di potere è negativo, dura poco e ti si ritorce contro, poiché scatena rivalità e stimola reazioni ancora più violente.

"Il vero potere positivo deve essere condiviso e approvato da tutti. Vuol dire essere capace di gestire la propria vita producendo benessere per se stessi ma anche per gli altri, per tutti. La nuova corsa all’oro è verso la conoscenza specializzata, sapere come fare, per potere fare sapere.

"Perché non basta sapere le cose, la vera conoscenza che conduce al successo è quella acquisita con la facoltà di agire, le idee bisogna saperle mettere in pratica, sperimentarle e raffinarle. Agire, imparando dai risultati ottenuti, cambiando le proprie convinzioni, modellando il proprio comportamento, fino ad ottenere il migliore risultato possibile".

«Ogni giorno esamino me stesso su tre questioni:
1 se agendo per gli altri sono stato leale;
2 se trattando con gli amici sono stato sincero;
3 se metto in pratica ciò che trasmetto agli altri». (Confucio)

domenica 8 novembre 2009

L'energia dell'Uomo - I Chakra

Il termine Chakra proviene dal sanscrito e significa "ruota", ma anche "plesso" o “vortice”.
È un termine utilizzato nella filosofia e nella fisiologia tradizionali indiane.

Nella tradizione occidentale moderna i chakra vengono talvolta identificati con il nome di Centri di Forza o Sensi Spirituali, che in medicina corrispondono alle ghiandole endocrine.

Per introdurre il tema dei centri energetici del nostro corpo, vorrei riportare un brano, tratto dal libro “L’energia dei 7 Chakra”, di Alessandra Pacini, che potete scaricare, in formato ebook, cliccando sull’immagine seguente:

Ebook

Il brano riguarda la leggenda dello Yoga:

«Si narra che Siva insegnasse alla sua diletta sposa, la Dea Parvati, in una caverna vicino alla quale venivano a morire le onde dell’immenso oceano Indiano, l’Hatha-Vidya, cioè la scienza delle tecniche misteriose dell’Hatha Yoga, che comprendono le Asana, o posizioni magiche delle quali egli stesso era il creatore; pratiche riservate unicamente agli Dei indiani proprio come il nettare e l’ambrosia erano riservate agli immortali dell’Olimpo.

Accadde che un pesce, affascinato dalla magnetica e musicale voce del dio, osservasse quegli strani esercizi e subisse a causa loro un radicale e sorprendente mutamento: la trasformazione in un essere umano. [...] Questo fu il primo Yogi, si chiamò Matsyendra, che in sanscrito vuol dire “pesce fatto uomo”.

Matsyendra insegnò in gran segreto queste tecniche, che vennero poi tramandate da maestro (Guru) a discepolo (Chela) per intere generazioni».

Questa è un’antica leggenda conosciuta e tramandata da maestri a discepoli e nota nell’ambito delle scuole di yoga.

Non si conosce con precisione l’origine dello yoga, anche se alcuni scavi effettuati nella valle dell’Indo hanno portato alla luce una serie di oggetti, risalenti a 6000 anni fa, tra i quali amuleti, sigilli e tavolette, che rappresentano divinità in atteggiamenti yoga (asana).

Il termine yoga proviene dalla radice sanscrita “Yui” che significa “unire” (in particolare, i cavalli al carro), quindi lo yoga può essere interpretato come “l’atto di unire” e il suo significato può essere trasferito al controllo del corpo, della mente e dei sensi.

Oltre a ciò, lo yoga può essere interpretato come “unione” dello spirito individuale con quello universale.

Secondo lo yoga, ogni avvenimento segue la “legge di causa ed effetto”, di azione e reazione (Karman).
Ogni azione o pensiero dell’uomo hanno una ripercussione sia in questa vita che nella prossima, per cui ciascuno di noi raccoglie ciò che ha seminato.
In altre parole, il futuro si basa sulle azioni e sui pensieri del presente.

Lo yoga è pertanto la scienza del controllo fisico e mentale e offre un metodo per indirizzare la nostra mente, trasformando le nostre energie fisiche e mentali in energie puramente “spirituali”.

Per far questo utilizza alcune tecniche:
· le “asana”, che sono le posizioni, per mezzo delle quali si tempra, si rafforza e si purifica il corpo fisico;
· il “Pranayama”, o scienza della respirazione, che serve a regolare il respiro, al fine di calmare la mente e i sensi.

E i Chakra?

I Chakra sono un po’ come le centraline elettriche del nostro corpo!
Sono i centri simbolici del corpo umano, a volte associati a organi fisici, tra i quali si muove un'energia (prana).

Molte tradizioni concordano sul fatto che i chakra agiscano come valvole energetiche.

Uno squilibrio a livello di un chakra determina uno squilibrio d'energia nei determinati organi associati.

Molte moderne terapie naturali (Cristalloterapia, Reiki) si basano sull'analisi dei chakra.

La Riflessologia e l'Aromaterapia lavorano sugli stessi meridiani e la meditazione e visualizzazione basate sui colori sono strumenti importanti per bilanciare i chakra.

Ciascuno dei chakra ha il proprio centro in una delle sette ghiandole a secrezione interna del sistema endocrino corporeo e ha la funzione di stimolare la produzione ormonale della ghiandola.


I chakra vengono assimilati al Loto, che dà origine ad un fiore bellissimo e candido benché esso nasca da acque stagnanti e putrescenti.
Proprio per tale peculiarità è considerato un simbolo di purezza: nato dal fango ma non macchiato da esso!

Gli esseri umani, la maggior parte degli animali ed alcune piante hanno sette chakra principali o primari.

Ogni chakra assomiglia ad un piccolo vortice con la parte più stretta dell'imbuto orientata verso il corpo.

Esistono poi dei chakra minori che si trovano nei polpastrelli, al centro del palmo delle mani, in alcune aree dei piedi, nella lingua o altrove.

I sette chakra principali sono:

· Muladhara Chakra o Centro Basale o Centro della Radice
· Svadhisthana Chakra o Centro Sacrale
· Manipura Chakra o del Plesso Solare
· Anahata Chakra o del Centro del Petto
· Vishudda Chakra o Centro della Gola
· Ajna Chakra o Centro Frontale
· Sahasrara Chakra o Centro Coronale

Il video seguente, tratto da Libero.it, illustra gli elementi fondamentali che caratterizzano i Chakra.





Ebbene, se l’argomento comincia ad interessarvi, voglio svelarvi il modo per iniziare a prendere contatto con la percezione dell’energia eterica.

Vi riporto un esercizio tratto dal succitato testo di Alessandra Pacini, che permette di scorgere tale energia a circa un centimetro di distanza dalla superficie del nostro braccio.

Visualizzare l’aura eterica

«Appoggiate la vostra mano a una parete bianca e guardatela di sbieco, sfocando lo sguardo, con gli occhi un po’ socchiusi.
Continuate a fissare il contorno della mano e un punto nel muro un po’ più in alto senza guardare direttamente la mano. A poco a poco vedrete all’inizio come una nebbiolina che fa da contorno alla vostra mano, e la vedrete apparire e scomparire.
Penserete a uno scherzo del vostro sguardo… invece state iniziando a vedere il prana. Man mano che farete esercizio, vedrete quest’alone nebbioso diventare di un bianco brillante, sfuggente, perché il prana si muove; lo vedrete apparire e scomparire. Continuando l’allenamento vedrete sempre più e sempre meglio, inizierà a prendere colore, lo vedrete azzurro, magari vedrete anche altri colori, man mano. Quello è il primo strato dell’aura, il campo eterico. E questo è lo strato che andiamo a ricaricare d’energia con le tecniche di respirazione, posizioni ecc. »

Con l’augurio che possiate scoprire tutta l’energia che risiede in voi…

Buona settimana a tutti!

giovedì 5 novembre 2009

Il Clima sta cambiando?

Il clima sta cambiando?
Cosa provoca questi cambiamenti?
Il nostro pianeta è veramente ammalato?
Cosa dobbiamo aspettarci?

Queste sono alcune tra le domande che spesso ci poniamo, quasi sempre in occasione di eventi meteorologici disastrosi.

E’ possibile fornire una risposta a queste domande?

Innanzitutto, facciamo chiarezza su alcuni termini:

• la parola “clima” viene impropriamente utilizzata per parlare di “tempo meteorologico”;
• il tempo “meteorologico” è lo stato dell’atmosfera in un dato luogo e in un dato momento e varia da luogo a luogo e nel corso dei giorni, in funzione dei movimenti delle grandi masse d’aria e dei loro scambi con la superficie terrestre;
• il “clima” è la combinazione delle condizioni meteorologiche prevalenti in una regione, su lunghi periodi di tempo (25-30 anni).

Quanti tipi di clima esistono?

Eccone alcuni:

• clima equatoriale;
• clima della savana;
• clima arido caldo o desertico;
• clima steppico o arido;
• clima umido temperato;
• clima boreale;
• clima nivale o delle tundre;
• clima del gelo perenne.

Alla base dei complessi meccanismi che regolano il clima sulla terra, c’è un solo fattore comune: l’energia del sole.

Essa viene assorbita dal sistema terrestre e si trasforma in altre forme di energia che danno origine ai movimenti dell’atmosfera, dei mari, ecc., ma anche in varie forme di energia bio-chimica che sono alla base della evoluzione della vita sulla terra.





Dopo queste trasformazioni l’energia solare, ormai “degradata”, ritorna nello spazio.
Tra l’energia che entra sulla terra e l’energia che esce, si stabilisce un equilibrio complessivo, rappresentato dal “clima”.

Pertanto, mentre nel linguaggio comune il clima è definito dalle condizioni meteorologiche medie (temperatura, precipitazioni, vento, umidità) in un arco di tempo di almeno trent’anni, per gli studiosi è definito come lo stato di equilibrio energetico tra flusso di energia solare entrante sul nostro pianeta e flusso di energia uscente dal nostro pianeta.

L’età della Terra viene oggi stimata in circa 5 miliardi di anni, ed è ormai accertato che, sin dalle sue origini, il pianeta ha subito un alternarsi di periodi freddi (glaciazioni) e periodi di clima temperato o caldo, estesi entrambi milioni di anni. Continue oscillazioni del clima, pertanto, sono sempre state la norma.

Ad ogni sua variazione piante, animali e uomini hanno dovuto trovare nuove forme di adattamento, spesso migrando in cerca di ambienti più ospitali. Questa è stata una delle chiavi della sopravvivenza di ogni specie vivente.

Quello che segue è un ottimo video, prodotto dalla Fondazione Umberto Veronesi, che illustra in modo eccellente gli argomenti trattati:




Si parla spesso di come le attività umane influenzino notevolmente i cambiamenti climatici.
Tra gli argomenti maggiormente trattati, l’effetto serra rappresenta di certo quello più noto.

Esso è un fenomeno naturale determinato dalla capacità dell’atmosfera di trattenere sotto forma di calore parte dell’energia che proviene dal Sole, grazie alla presenza di alcuni gas, detti “gas serra”, che “intrappolano” la radiazione termica emessa dalla superficie terrestre riscaldata.

Grazie a questo fenomeno, la temperatura media della terra si mantiene intorno ai 15°C, contro i -19°C che si avrebbero in assenza dei “gas serra”.

I principali gas serra sono il vapore acqueo, l’anidride carbonica, il metano e il protossido di azoto.

L’effetto serra è, pertanto, un fenomeno positivo per la vita sul pianeta.

Con le emissioni in atmosfera di grandi quantità di gas serra prodotti dalle attività umane, si sta tuttavia generando un effetto serra “aggiuntivo” a quello naturale, che tende ad alterare tutti gli equilibri del sistema climatico.




L’uomo, infatti, modifica costantemente la composizione dell’atmosfera, introducendo nuove sorgenti di gas serra ed interferendo con i serbatoi naturali.

Le emissioni derivano per la maggior parte dal consumo e dalla combustione di fonti fossili (petrolio, carbone), altre provengono da alcune produzioni industriali, dall’agricoltura, dall’allevamento e dalla gestione dei rifiuti.

D’altro canto, diminuiscono gli assorbitori di gas serra, per distruzione o per cambiamento d’uso, rappresentati delle superfici forestali che hanno la proprietà di assorbire l’anidride carbonica.

Guardate adesso questo video molto interessante, trasmesso da TGR3 Leonardo:




Allo stato attuale delle conoscenze scientifiche e sulla base dei più recenti studi dell’IPCC (Intergovernemental Panel on Climate Change) la maggior parte degli esperti concorda nel ritenere che, a causa dell’aumento delle concentrazioni di gas serra in atmosfera, nel prossimo futuro potremmo aspettarci i seguenti fenomeni:

• aumento della temperatura del pianeta;
• aumento delle precipitazioni;
• aumento nella frequenza e nell’intensità di eventi climatici estremi;
• aumento del rischio di desertificazione in alcune zone;
• diminuzione dei ghiacciai presenti nelle principale catene montuose mondiali;
• crescita del livello del mare. Negli ultimi 100 anni si è già verificato un innalzamento di circa 10/25 cm.

Le più rilevanti conseguenze dei cambiamenti climatici riguardano gli ecosistemi terrestri ed acquatici ed i sistemi antropici come l’agricoltura, le risorse idriche, l’ambiente marino-costiero, la salute umana.

Le precipitazioni atmosferiche sono destinate ad aumentare a livello globale in conseguenza dell’aumento della temperatura, che produce una maggiore l’evaporazione, accelerando ed intensificando il ciclo dell’acqua nel sistema climatico.

L’atmosfera diventerà pertanto più calda e più umida, portando ad una variabilità di situazioni a livello regionale maggiore di quella attuale: in particolare, eventi di siccità e/o di alluvioni si aggraveranno in alcune zone, mentre in altre diventeranno meno gravi.
Inoltre, poiché aumenterà l’intensità delle precipitazioni, le piogge a carattere alluvionale saranno più numerose.

I cambiamenti climatici potranno indurre, con ogni probabilità, variazioni consistenti anche nelle rese agricole e nella produttività, modificando pertanto l’attuale quadro mondiale di produzione alimentare.

Molti studiosi concordano sul fatto che i cambiamenti climatici potrebbero produrre effetti indiretti sulla salute umana, anche se previsioni in tal senso sono molto difficili da fare.

In particolare, può essere previsto un aumento della diffusione di malattie infettive trasmesse direttamente da microrganismi o insetti, a causa di una maggiore distribuzione geografica e di migliori condizioni di sopravvivenza per questi organismi.

Secondo le previsioni, una quantità compresa fra un terzo e la metà dell’attuale massa glaciale potrebbe scomparire nei prossimi cento anni.

A tal proposito, godetevi questo video molto suggestivo, prodotto da Greenpeace:




Lo scioglimento dei ghiacciai influirebbe anche sulla distribuzione stagionale e geografica dei flussi idrici e quindi sulla disponibilità di acqua per gli usi civili, industriali, per la produzione idroelettrica e per l’agricoltura. In altre parole, ci potrebbe essere maggiore disponibilità d’acqua nelle zone dove attualmente le risorse idriche sono già abbondanti e minore dove attualmente la carenza di risorse idriche è già un grave problema.

Il livello medio del mare è destinato a crescere, cosicchè alcune popolazioni costiere potrebbero subire danni particolarmente significativi a seguito delle inondazioni e delle perdite di territorio dovute all’erosione.

Nei prossimi 100 anni, l’innalzamento previsto di 50 cm del livello del mare metterebbe a rischio circa 100 milioni di persone; rischio particolarmente elevato per le piccole isole e per i delta fluviali.

Quali azioni, a livello mondiale, sono state intraprese per ridurre tali fenomeni?

Nel giugno 1992 a Rio de Janeiro, nel corso della Conferenza Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo, i paesi aderenti alle Nazioni Unite hanno sottoscritto diversi documenti relativi ad impegni finalizzati allo “Sviluppo Sostenibile” e tra questi la “Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici”. Firmando questa convenzione gli stati si sono impegnati ad adottare programmi e misure finalizzate alla prevenzione, controllo e mitigazione degli effetti delle attività umane sul pianeta.

In particolare, l’obiettivo della Convenzione è quello di (art. 2) “stabilizzare le concentrazioni nell’atmosfera dei gas ad effetto serra ad un livello tale da impedire pericolose interferenze di origine umana con il sistema climatico”.

Successivamente, nel dicembre 1997, a Kyoto, è stato concordato un Protocollo attuativo della Convenzione che impegna i Paesi industrializzati e quelli in economia di transizione (i Paesi dell’est europeo), responsabili di oltre il 70% delle emissioni mondiali di gas serra, a ridurre complessivamente, del 5,2% rispetto ai livelli del 1990, le emissioni entro il 2012.

La riduzione complessiva 5,2% viene ripartita in maniera diversa: per i Paesi dell’Unione Europea nel loro insieme, la riduzione deve essere dell’8%, per gli Stati Uniti dell’7% e per il Giappone del 6%. Nessuna riduzione, ma la stabilizzazione è prevista per la Russia, la Nuova Zelanda e l’Ucraina.

Non sono previste limitazioni alle emissioni di gas ad effetto serra per i Paesi in via di sviluppo, perché tale limite rallenterebbe o comunque condizionerebbe il loro sviluppo.

Detto questo, che tempo farà domani? :)

domenica 1 novembre 2009

L'Elisir di lunga Vita

«La vita è l’arte del dosaggio del tempo e della distribuzione dell’amore»


Esiste l’Elisir di lunga Vita?

Esiste veramente una sostanza in grado di garantire il prolungamento dell’esistenza umana?

A quanto pare sì, anche se sconosciuta dalla maggior parte della gente.

Il libro che vi consiglio questa settimana tratta appunto questo argomento ed è stato, per me, una vera e propria rivelazione:

“L’orologio della Vita”
di Zappulla Peppino & Pierpaoli Walter
in formato e-book di 268 pagine, costo € 18

Ebook

(cliccate sull’immagine per scaricare il 1° capitolo gratuitamente)

Si tratta di un bestseller internazionale che ci fa scoprire i segreti della Melatonina, la sostanza generata dalla ghiandola pineale in grado di rigenerare il corpo e la mente e prevenirne l'invecchiamento.

Il libro, ricco di insegnamenti e consigli di un grande esperto, tratta i seguenti argomenti:

· come invecchiare mantenendosi giovani;
· conoscere il fondamento della salute e applicarlo;
· l’incidenza della funzione della ghiandola pineale sull’invecchiamento;
· la ghiandola pineale e la melatonina;
· i parametri clinici dell’invecchiamento;
· la conferenza di berckeley e la melatonina;
· melatonina e invecchiamento;
· come mantenersi in buona salute;
· la ricerca scientifica e la medicina pratica;
· malattia e melatonina;
· quali benefici apporta l'uso della melatonina in altre patologie.

Gli autori sono due medici e ricercatori autorevoli, impegnati da svariati anni nello studio del processo di invecchiamento delle cellule.

Come gli stessi affermano, il mondo si divide in due categorie: quelli che pensano di essere nati per soffrire (morte compresa) e quelli che pensano a vivere, anzi a spassarsela.
Sta a noi decidere da che parte stare.

Per Walter Pierpaoli, la scoperta più importante della sua lunga carriera di ricercatore scientifico, durata 40 anni, è quella di aver trovato la chiave di volta per rimandare nel tempo l’invecchiamento e la morte, cioè la sfida suprema dell’uomo.

In altre parole, Pierpaoli ha condotto esperimenti di laboratorio volti ad individuare la base biologica dell’invecchiamento, avendo trovato la chiave del perché e di come si diventi anziani.

L’invecchiamento e la morte sono due entità separate e distinte che non hanno nulla di misterioso e che fanno semplicemente parte di un preciso programma ormonale.

Tale programma è chiaramente identificabile nella durata massima della vita nei mammiferi omeotermi (a sangue caldo), cui l’uomo, purtroppo, appartiene. Non si conosce, invece, quanto a lungo vivano, e in quali circostanze muoiano i poichilotermi, vale a dire gli animali a sangue freddo (pesci, rettili, anfibi) che continuano ad andare avanti negli anni, e che muoiono poi generalmente, per quanto ne sappiamo, di “incidenti”.

L’invecchiamento si basa sostanzialmente sull’appiattimento, la scomparsa, la desincronizzazione dei ritmi ormonali.

Il bioritmo circadiano (da circa diem, cioè della durata di un giorno), con l’alternanza del giorno e della notte, è alla base della salute e della vita.

La produzione di melatonina è legata al ritmo circadiano e diminuisce con l’andare degli anni, nel corso della vita.

Ebbene, la somministrazione esogena (dall’esterno) di melatonina, rende possibile ricostituire il ciclo primitivo, con conseguente allungamento della vita.
Non vi pare sia una scoperta sorprendente?

Come ho sempre sostenuto, la migliore energia è dentro di noi. Basta scoprirla e utilizzarla al meglio.

Lunga vita a tutti!

Jose

domenica 25 ottobre 2009

La gestione dei conflitti

Carissimi,
a chi di noi, nella vita di tutti i giorni, in famiglia, nel sociale, sul posto di lavoro, non è mai capitato di confrontarsi con situazioni conflittuali?

La conflittualità fa parte della nostra vita, nel senso che non è possibile evitarla del tutto, anche perché le situazioni conflittuali sono in continuo aumento nella società odierna.

Cos’è un conflitto?

Per conflitto s’intende una condizione nella quale, durante una transazione, uno o entrambi gli interlocutori, nel tentativo di raggiungere i propri obiettivi e d’influenzare la controparte, volontariamente o per incapacità, non tengono conto del deteriorarsi dei rapporti interpersonali.
La conflittualità va comunque gestita adeguatamente, per far in modo che non prevalga diventando un elemento bloccante e deteriorando l’autostima di ciascuno di noi.

Il conflitto non è sempre un evento negativo, una minaccia.

A volte, se il conflitto è moderato, può rappresentare uno stimolo al miglioramento. Inoltre, ogni situazione può essere gestita in modo tale da ricavarne un vantaggio personale, con l’applicazioni delle opportune tecniche e strategie che sono, essenzialmente, di buona comunicazione.

E’ possibile, insomma, mantenere buone relazioni personali, nonostante possibili divergenze di opinioni, conseguendo, al contempo, il riconoscimento del nostro punto di vista nell’ambiente in cui viviamo.

Non è facile, è vero, ma possibile.

Basta esercitare con costanza la propria personalità, rendendo naturali i comportamenti cosiddetti “assertivi”, al fine di giungere ad approcciare adeguatamente ogni situazione.

E’ necessario che questi comportamenti diventino “automatici”.

Quali sono i motivi dell’aumento della conflittualità nella società odierna?
Perché gli individui stanno perdendo la capacità di relazionarsi, di comunicare in modo efficace, nonostante la nascita e lo sviluppo di tante nuove forme di comunicazione, dal cellulare, al blog, al social network?

Sicuramente, alla base di ogni conflitto, qualunque sia la sua natura, vi è il fatto che venga messa in crisi la propria immagine, il proprio ruolo.

Quali sono i conflitti più comuni?

Il più diffuso è certamente quello familiare, di scontro generazionale tra genitori e figli. Questo tipo di conflitto è sempre esistito, ma oggi avviene quando i figli sono ancora molto piccoli e questo preoccupa alquanto.

Sempre in ambito familiare, vi sono i conflitti di coppia.

Entrambi hanno come fattore comune la mancanza di un’adeguata comunicazione.

La stessa cosa si può dire per i conflitti in ambito sociale (chi non ha mai avuto problemi nelle riunioni di condominio?) e, in particolare, lavorativo, nei quali la comunicazione riveste certamente un ruolo primario per il successo personale.

In particolare, in ambito lavorativo, esistono situazioni specifiche in cui è molto alto il rischio di conflittualità. Ad esempio, nei cambiamenti della mission aziendale, o nei cambiamenti al vertice dell’azienda, piuttosto che, ovviamente, nei casi di mobilità, cassa integrazione, ecc.

Ma anche i conflitti tra colleghi si verificano con frequenza. Gelosie, invidie, carriera, incomprensioni sono alla base di comportamenti conflittuali di lieve, moderata o estrema tensione.

Come gestirli?

Esistono alcune regole generali che si adattano a qualunque tipo di conflitto e regole specifiche che valgono in un particolare ambiente piuttosto che in un altro.

Nei conflitti familiari, ad esempio, si adottano le strategie dell’analisi transazionale.
In ambito sociale, si adottano le teorie sui comportamenti assertivi.
Sul posto di lavoro, ci vengono in aiuto gli stili di negoziazione, se il conflitto è con il capo, o le tecniche di persuasione se è con un collega.

Nell’ambito del nostro percorso di “crescita personale”, mi sento di consigliarvi l’approfondimento delle tematiche appena accennate, in quanto saper gestire efficacemente ogni situazione conflittuale nella vita quotidiana contribuisce indubbiamente ad incrementare il senso di autostima e di controllo della propria vita.

A tal proposito, posso consigliarvi un testo, che sarà edito a partire dal 4 novembre, di Pier Paolo Sposato, dal titolo “Come gestire i conflitti” che approfondisce le tematiche del conflitto e guida al raggiungimento di quelle abilità necessarie alla gestione efficace di ogni situazione, per conseguire i propri obiettivi.

Se volete, sin d’ora, leggere il primo capitolo, potete scaricarlo gratuitamente cliccando sull’immagine seguente:

Ebook

Buon inizio settimana a tutti!

Josè




sabato 24 ottobre 2009

Energia inizia per H


Se vi chiedessi qual è l’elemento più abbondante nell’universo, rispondereste prontamente: l’idrogeno!

Questo non può che farmi piacere.

E direste pure che è l’elemento più leggero ed è assai raro sulla Terra trovarlo allo stato elementare, vista la sua estrema volatilità (ad esempio, lo troviamo nelle emanazioni vulcaniche, nelle sorgenti petrolifere, nelle fumarole).

Molto bene.

E, visto che ci siamo, diremo pure che la sua presenza si manifesta, soprattutto, sotto forma di composti: l’acqua, per esempio, ma anche gli idrocarburi, le sostanze minerali, gli organismi animali e vegetali…

Ma, adesso, alzi la mano chi di voi sa che su questo elemento oggi si gioca la più grande scommessa per la risoluzione dei problemi energetici del nostro pianeta.

Ehm… vedo poche mani alzate…

Beh, allora vuol dire che mi soffermerò un attimo… ho da dirvi qualcosa in merito.

Più precisamente, oltre ad essere un componente essenziale dell’acqua (vi ricordate la formuletta H2O?) e quindi alla base della vita, l’idrogeno riveste un’importanza strategica per ciò che concerne il suo impiego come “vettore energetico” (per vettore energetico si intende tutto ciò da cui si può ricavare energia utile mediante conversione di fonti energetiche primarie, come il carbone, l’elettricità, la benzina, ecc).

L’interesse nei confronti dell’idrogeno, nel campo energetico, deriva dal fatto che l’inquinamento prodotto, durante il suo impiego, è del tutto nullo, non presentando emissioni di sostanze nocive e di gas serra.

Questo si verifica nel caso in cui vengano utilizzati determinati sistemi elettrochimici come le celle a combustibile (di cui vi dirò più avanti).
In tal modo si può riuscire a produrre “energia pulita”, con emissioni di puro vapore d’acqua.
Immaginate cosa significherebbe se le nostre auto emettessero solo vapore d’acqua dai tubi di scarico…

Inoltre, rispetto agli altri combustibili, l’idrogeno è incolore, inodore, non velenoso, estremamente volatile e leggero.

Questo elemento rappresenta, quindi, il componente ideale di un futuro sistema energetico sostenibile, ma già nel breve-medio termine è in grado di rendere i combustibili fossili (carbone, petrolio) compatibili con le esigenze ambientali.

L’idrogeno, infatti, può essere ricavato sia da fonti fossili che da quelle rinnovabili (nel primo caso, comunque, esiste l’inconveniente della produzione di grandi quantità di CO2, alle quali si può far fronte con il sistema del cosiddetto “confinamento”, consistente nella separazione dell’anidride carbonica prodotta come scarto e nella sua immissione in giacimenti esauriti di idrocaburi o in acquiferi salini a grandi profondità, in modo da limitarne l’effetto negativo sull’ambiente).

Va tuttavia sottolineato che la produzione di idrogeno da combustibili fossili dovrebbe essere considerata come una prima fase propedeutica alla produzione da fonti rinnovabili, che rappresenta certamente la soluzione più promettente nel lungo termine.

L’idrogeno, oltre che da fonti fossili, può anche (e soprattutto) essere prodotto dall’acqua scindendo la stessa nei suoi componenti (idrogeno e ossigeno) attraverso diversi processi, tra i quali quello più noto è l’elettrolisi, che è esattamente la reazione inversa a quella che si stabilisce nelle celle a combustibile.
Un tale processo di “produzione” e “consumo” è, pertanto, ambientalmente sostenibile, purché sia disponibile una corrispondente quantità di energia elettrica pulita in grado di alimentare il processo di elettrolisi.

A tal proposito, sarebbe immediato pensare al sole come sorgente di questa energia, sfruttabile attraverso l’utilizzo di impianti di conversione fotovoltaica.

In parole povere, mediante l’uso di energia solare fotovoltaica si può produrre, a partire dall’acqua, idrogeno e ossigeno che poi si ricombinano nelle celle a combustibile per produrre l’energia elettrica di cui si ha bisogno.

Come prodotto finale di scarto si genera una quantità di acqua pura pressappoco uguale a quella di partenza, chiudendo in tal modo il ciclo senza emissioni inquinanti.

A fronte di queste qualità ambientali, tuttavia l’introduzione dell’idrogeno come combustibile richiede la messa a punto di opportune tecnologie per consentirne la produzione, il trasporto, l’accumulo e l’utilizzo.

Ma prima di trattare questi aspetti tecnici, soffermiamoci, ancora una volta, sulle principali caratteristiche dell’idrogeno, che lo rendono interessante ai fini della produzione di energia:

• è un gas che brucia nell’aria secondo la seguente semplice reazione:
H2 + 1/2 O2 = H2O + calore, vale a dire
idrogeno + ossigeno = acqua + calore
da cui risulta che l’unico prodotto della reazione è “acqua pura”;

• può essere prodotto da fonti fossili, rinnovabili o nucleare;

• può essere distribuito in rete in modo abbastanza agevole, dal punto di vista tecnico;

• può essere impiegato in diverse applicazioni (produzione di energia elettrica, generazione di calore, trazione) con un impatto locale nullo o estremamente ridotto.

Immaginiamo che potenziale enorme potrebbero rappresentare le distese oceaniche: da ogni kg di acqua pura si ricavano 111 g di idrogeno che, una volta bruciati, producono 3.200 chilocalorie di energia termica.
In pratica, si potrebbe ricavare tutta l’energia per soddisfare il fabbisogno dell’intero pianeta!

Il modo più “pulito” di impiegare l’idrogeno è quello che prevede, come abbiamo sopra accennato, l’uso di particolari sistemi elettrochimici denominati “celle a combustibile”, che permettono la trasformazione diretta dell’energia chimica contenuta nel gas in energia elettrica, senza emissioni dannose.

Si tratta di un dispositivo elettrochimico che converte direttamente l’energia di un combustibile in elettricità e calore.
In sostanza, funziona in modo analogo ad una batteria, in quanto produce energia elettrica attraverso un processo elettrochimico; a differenza di quest’ultima, tuttavia, consuma sostanze provenienti dall’esterno (nel nostro caso, idrogeno e ossigeno) ed è quindi in grado di funzionare senza interruzioni, finché al sistema viene fornito combustibile (H) ed ossidante (O).

La trasformazione elettrochimica è accompagnata da produzione di calore, che è necessario estrarre continuamente per mantenere costante la temperatura di funzionamento della cella.
Inoltre, le celle vengono disposte in serie, a formare il cosiddetto “stack”.
Gli stack, a loro volta, sono assemblati in “moduli”, per ottenere generatori della potenza richiesta.

Finora, tutto bello.

Va detto, comunque, che l’impiego di tale vettore energetico richiede l’allestimento di tutta una serie di infrastrutture integrate, al fine di renderlo economico e affidabile in tutte le varie fasi della catena tecnologica, vale a dire: produzione, confinamento dell’anidride carbonica generata nel processo, trasporto, stoccaggio, usi finali.

Ad esempio, pensiamo al caso dell’autotrazione. Occorre sviluppare non solo il sistema di generazione più adatto (ad esempio le celle a combustibile da installare a bordo), ma anche opportuni serbatoi per equipaggiare i veicoli e sistemi di trasporto e distribuzione paragonabili a quelli dei carburanti tradizionali.

Ma il vero limite attuale non è rappresentato dagli aspetti tecnici, bensì dal costo, ancora molto elevato, ma tendente al ribasso, come conseguenza della ricerca nel campo del miglioramento dei rendimenti dei sistemi di produzione e nell’ottimizzazione e standardizzazione di quelli di trasporto e stoccaggio.

Per questo motivo, sono allo studio nuovi materiali e soluzioni innovative che dovrebbero arrivare a maturazione nel giro di alcuni anni.

Per ciò che concerne il trasporto dell’idrogeno, a seconda delle quantità interessate, esso può avvenire per mezzo di autocisterne o con idrogenodotti.
Questi sistemi, entrambi praticabili con le tecnologie attuali, presentano costi sostanzialmente differenti e vanno pertanto applicati solo in seguito di specifiche analisi tecnico-economiche per le singole applicazioni.

Le due principali utilizzazioni previste in futuro per l’idrogeno, per le quali il settore della ricerca si sta impegnando, riguardano l’impiego come combustibile per la generazione di energia elettrica e per il trasporto.

In particolare, nel campo dell’autotrazione, l’obiettivo della ricerca è quello d’incentivare lo sviluppo della tecnologia elettrica e, fra le varie soluzioni, quella più promettente a medio-lungo termine è basata appunto sull’uso dell’idrogeno in veicoli equipaggiati con celle a combustibile, che presentano tutte le caratteristiche di un veicolo elettrico, in quanto il sistema di generazione produce corrente continua.

L’impatto ambientale di un veicolo a celle alimentato ad idrogeno è praticamente nullo, con i gas di scarico che contengono solamente aria e vapor d’acqua.
Allo stato attuale, vi sono alcuni vincoli che si oppongono alla penetrazione del veicolo a idrogeno. Le principali barriere sono di natura tecnologica, strutturale, economica, normativa e di accettazione sociale.

Tra i problemi tecnologici, il sistema d’accumulo dell’idrogeno a bordo è uno dei più critici in assoluto, in quanto condiziona pesantemente l’autonomia del veicolo rispetto ai concorrenti convenzionali, a causa dell’eccessivo peso e ingombro dei serbatoi attuali.

Fra gli ostacoli strutturali, si può includere la mancanza di una rete di stazioni di rifornimento. L’avvio della realizzazione delle infrastrutture di distribuzione è un’operazione complessa da attuarsi, sia per l’incertezza sulla redditività dell’investimento, in mancanza di una domanda ben quantificabile, sia per quanto riguarda la scelta delle tecnologie di produzione dell’idrogeno, la fonte da usare, la modalità d’approvvigionamento, la scelta dei siti.

I costi di un veicolo a idrogeno rappresentano un altro handicap con cui confrontarsi, ancora ben più alti rispetto ai concorrenti tradizionali.

Si rendono poi necessari interventi mirati all’adeguamento della normativa.
A tal proposito, ad esempio, sarebbero utili norme incentivanti, che privilegino la circolazione degli autoveicoli a idrogeno nei centri urbani, in quanto a basso impatto ambientale.

Infine, a livello psicologico, i cittadini tendono mediamente a privilegiare l’uso delle tecnologie consolidate perché più familiari e quindi percepite più sicure e più vantaggiose. La penetrazione di una nuova tecnologia quindi dovrà essere accompagnata da una campagna di informazione tendente a ridurre la barriera di accettabilità sociale, attraverso un’evidenziazione dei vantaggi connessi alla tecnologia e delle modalità per superare i possibili inconvenienti.

E per quanto concerne la sicurezza?

A tal proposito, esistono ancora molte perplessità determinate dalla poca familiarità con questo vettore. Ma un’analisi attenta ridimensiona il concetto di pericolosità dell’idrogeno.
Vediamo perché.

- L’idrogeno è meno infiammabile della benzina. La sua temperatura di autoaccensione è di circa 550 °C, contro i 230-500 °C (a seconda dei tipi) della benzina.

- E’ il più leggero degli elementi (quindici volte meno dell’aria), e perciò si diluisce molto rapidamente in spazi aperti.

- È praticamente impossibile farlo detonare, se non in spazi confinati. Per individuare concentrazioni potenzialmente pericolose (> 4% in aria) si utilizzano sensori che possono facilmente comandare adeguati sistemi di sicurezza. I veicoli prototipo della BMW, ad esempio, hanno vetri e tettuccio che, in caso di presenza del gas, si aprono automaticamente.

- Quando brucia, l’idrogeno si consuma molto rapidamente, con fiamme dirette verso l’alto e caratterizzate da una radiazione termica a lunghezza d’onda molto bassa, quindi facilmente assorbibile dall’atmosfera.

- Per contro, materiali come la benzina, il gasolio, il GPL od il gas naturale sono più pesanti dell’aria e, non disperdendosi, rimangono una fonte di pericolo per tempi molto più lunghi (è stato calcolato, con dati sperimentali, che l’incendio di un veicolo a benzina si protrae per 20-30 minuti, mentre per un veicolo ad idrogeno non dura più di 1-2 minuti).

- L’idrogeno, infine, al contrario dei combustibili fossili, non è tossico, né corrosivo ed eventuali perdite dai serbatoi non causano problemi di inquinamento del terreno o di falde idriche sotterranee.

Penso che possa bastare, non credete?

domenica 18 ottobre 2009

Puntare all’eccellenza


Puntare all’Eccellenza (con la E maiuscola), ad una più alta qualità della vita, ad un migliore rapporto con gli altri, è solo un diritto o anche un dovere?
A ciascuno la sua risposta.

Già nei primi anni ’70, Richard Bandler e il linguista John Grinde affrontarono la questione della crescita personale sviluppando, grazie al contributo scientifico diretto o indiretto di tanti altri studiosi, una specifica metodologia nota come Programmazione Neuro Linguistica o, più semplicemente, PNL.

In parole povere, la PNL è la scienza che studia da quasi quarant’anni i più grandi geni mai esistiti, al fine di ricavarne dei “modelli” ed estrarre le tecniche e le strategie che hanno fatto la differenza nella loro vita.
Nonostante la PNL abbia preso spunto per il proprio lavoro da alcuni concetti derivanti da numerose materie scientifiche, le sue applicazioni e le sue teorie, in passato, non sono state riconosciute dalla comunità scientifica internazionale, in quanto classificata come una dottrina “esoterica” ed un movimento facente parte della “New Age”.

Al giorno d’oggi, comunque, la PNL riesce a riscuotere un innegabile successo, in ogni angolo del mondo, avendo il pregio, a mio parere, di stimolare la conoscenza, l’approfondimento e la cura della propria crescita personale in tutti i campi, dal privato al professionale.

Ciò avviene attraverso lo studio dei cosiddetti tre “pilastri” della PNL: comunicazione, motivazione e autostima.

Se ci si ferma un attimo a pensare, sono questi i tre ambiti principali che contraddistinguono le persone di successo.

Ebbene, la PNL fa appunto questo: fornisce, attraverso lo studio attento dell’eccellenza umana, le strategie che possono aiutare a crescere e migliorare ogni giorno, consentendo di avere una vita migliore e di qualità. Sta poi, come sempre, a ciascuno di noi, mettere in pratica o meno i consigli ricevuti.

Secondo gli sviluppatori di questa metodologia si tratta di un modello applicativo capace di facilitare il cambiamento personale, tramite un insieme di tecniche e strumenti relativi alla comunicazione, alla percezione e all’esperienza soggettiva (grazie anche all'integrazione tra psicologia, linguistica, cibernetica e teoria dei sistemi).

Lo stesso Bandler, fondatore della PNL, durante i suoi corsi, afferma che essa, piuttosto che un puro e semplice insieme di strategie, sia da considerare un’attitudine, un atteggiamento mentale di curiosità, di apertura nei confronti del mondo, nei confronti degli altri, di fiducia, di comprensione.


L’idea centrale della PNL è che i pensieri, i gesti e le parole dell’individuo interagiscono tra loro nel creare la percezione del mondo.
Modificando la propria visione (detta mappa del mondo, ovvero il sistema di credenze relativo a ciò che è la realtà esterna e a ciò che è la realtà interna), la persona può potenziare le proprie percezioni, migliorare le proprie azioni e le proprie prestazioni.

Alcuni esperti amano definire la PNL “il libretto di istruzioni del cervello”, nel senso che essa insegna a sviluppare abitudini di successo, amplificando i comportamenti facilitanti e diminuendo quelli limitanti.

Il cambiamento può avvenire, come detto, riproducendo con attenzione i comportamenti e le credenze delle persone di successo (è il cosiddetto modellamento), in quanto la PNL sostiene che le persone possiedono in sé tutte le risorse per avere successo. Basta scoprire tale “energia interna”, potenziarla e indirizzarla verso i propri obiettivi.

La denominazione “Programmazione Neuro Linguistica” deriva dalle seguenti considerazioni, fornite dagli stessi fondatori della disciplina:

Programmazione: le modalità umane di comportamento sono variabili e si fondano sulla percezione e sull'esperienza individuali. C'è una gamma predefinita di comportamenti (programmi o schemi), che funzionano in modo inconsapevole ed automatico;

Neuro: ogni comportamento umano è fatto di processi neurologici. Il sistema nervoso riceve stimoli dagli organi di senso (vista, tatto, udito, olfatto e gusto) e li rielabora come percezioni e rappresentazioni;

Linguistica: i processi mentali umani sono codificati, organizzati e trasformati attraverso il linguaggio. Le parole sono “ponti” che collegano le rappresentazioni interne del mondo con l'esperienza. Il linguaggio è l'espressione individuale della nostra percezione soggettiva.

Oltre alle risorse esterne che si ottengono, come detto, con il modellamento di altre persone che hanno già raggiunto l'obiettivo che ci sta a cuore, esistono anche risorse interne che già possediamo, ed abbiamo utilizzato in passato, che hanno prodotto strategie vincenti di fronte a determinate situazioni.
La PNL , infatti, contribuisce a creare, come prima cosa, la consapevolezza dei propri punti di forza.
Quando si presenta un problema, la risorsa che ha dato buoni risultati in passato, tramite la PNL, è recuperata e trasferita allo stato presente.
Ciò vale a dire che non ci si concentra sul problema in sé stesso, ma sulla sua soluzione; non sul “perché”, ma sul “come”.

Se l’argomento trattato in questo post vi ha incuriosito, vorrei adesso farvi un regalo.
Potete scaricare gratuitamente l’ebook di Roland Del Vecchio “La libertà di Raimondo”, cliccando sull’immagine seguente:

Ebook

Tratta del percorso compiuto da un ragazzo che ha creduto nelle proprie risorse: la storia di un caso di balbuzie curato a distanza con la PNL.

Se poi volete approfondire gli aspetti più “segreti” della Programmazione Neuro Linguistica, attraverso un vero e proprio “corso di PNL”, vi consiglio di scaricare l’ebook “PNL SEGRETA” di Giacomo Bruno, trainer PNL certificato, cliccando sull’immagine seguente:

Ebook

Per quanto mi riguarda, io divoro tutto quello che trovo pubblicato su questa interessante e stimolante disciplina.
L’importante è non fermarsi mai...

Una buona settimana a tutti.
Jose

mercoledì 14 ottobre 2009

Conto Energia for Dummies

Conto Energia” è il termine che individua il sistema di incentivazione statale per la produzione di energia elettrica da fonte solare, mediante impianti fotovoltaici permanentemente connessi alla rete elettrica.

In passato, l'incentivazione all'utilizzo delle fonti rinnovabili si esplicava con assegnazioni di somme a fondo perduto, grazie alle quali si poteva limitare il capitale investito.
Con il conto energia, invece, si è introdotto un sistema di finanziamento in “conto esercizio”, in quanto viene remunerata la produzione di energia e non la messa in servizio dell'impianto.
Il proprietario di un impianto fotovoltaico percepisce delle somme in modo continuativo per i primi 20 anni di vita dell'impianto.
Condizione imprescindibile per beneficiare delle tariffe incentivanti è che l'impianto sia connesso alla rete o, come si dice, sia grid connected, e che abbia una potenza di almeno 1 kWp.

Sono pertanto esclusi quegli impianti fotovoltaici installati in zone isolate, non raggiunte dalla rete elettrica.

In modo approssimativo, si può considerare che un comune impianto fotovoltaico sia in grado di generare approssimativamente 1150 kWh annui per ogni kWp di moduli fotovoltaici installati, nel nord Italia. Questo valore sale fino a 1500 kWh spostandosi progressivamente verso sud.

Se riflettiamo sul fatto che il fotovoltaico ha avuto uno sviluppo considerevole in nazioni come la Germania, che attualmente detiene il primato mondiale e dove tale valore di produzione si attesta mediamente sui 600 kWh/kWp annui, è facile dedurre che in Italia, il Paese del Sole, ci sia ancora molto da fare in questo settore.

La favorevole situazione climatica italiana permette al beneficiario di rientrare interamente dei costi sostenuti entro il decimo anno, mentre al sud la situazione è più conveniente, poiché l'investimento tende a rientrare in 8 anni circa.

Con il D.M. del 19 febbraio 2007 il Ministero dello Sviluppo Economico ha fissato i nuovi criteri per incentivare la produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici.
Il provvedimento, inoltre, consente di eliminare parte della burocrazia che aveva caratterizzato il precedente "Conto Energia".

Ma procediamo con ordine.
Intanto, non ci sono più graduatorie ed è sufficiente presentare un progetto preliminare e procedere quindi all’installazione dell’impianto.
Successivamente si presenta il progetto definitivo e si richiede l'attivazione delle tariffe incentivanti.
Il totale di impianti finanziati con il nuovo decreto è di 1.200 MW, ed il relativo conteggio verrà tenuto dal GSE (il Gestore dei Servizi Elettrici) includendo soltanto gli impianti effettivamente entrati in funzione. Se consideriamo che in Italia sono stati installati c.a. 30 MW in totale negli anni precedenti, si deduce che occorrerà un certo tempo per raggiungere installazioni totali per 1.200 MW.

Inoltre, l'Agenzia delle Entrate ha emanato in data 19/7/2007 la Circolare n.46/E concernente la “Disciplina fiscale degli incentivi per gli impianti fotovoltaici”.
Per quanto concerne il trattamento fiscale della tariffa incentivante, la stessa non è soggetta ad IVA, anche nel caso in cui il soggetto realizzi l'impianto fotovoltaico nell'esercizio di attività di impresa, arte o professione, in quanto la tariffa incentivante si configura come un contributo a fondo perduto, percepito dal soggetto responsabile in assenza di alcuna controprestazione resa al soggetto erogatore.

Cerchiamo di capire, adesso, quanto rende un impianto fotovoltaico con il Conto Energia.

Prendiamo come riferimento un impianto “casalingo” da 3kWp.

La remunerazione è naturalmente diversa dal Nord al Sud, perché lo stesso impianto a Milano produce in un anno circa 3.500 kWh, mentre a Palermo, dove c'è più sole, può produrre annualmente oltre 4.500 kWh.

Se consideriamo un impianto “parzialmente integrato” all’architettura dell’immobile (installato, ad esempio, sul tetto, come in figura), il proprietario di Milano riceverà dal GSE:

3.500 kWh x 0,44 €/kWh = 1.540 € all'anno,
mentre il proprietario dell'impianto di Palermo riceverà:
4.500 kWh x 0,44 €/kWh = 1.980 € all'anno.

Quindi, se il mio consumo annuo è di 3.500 kWh e il mio impianto fotovoltaico produce 3.500 kWh all'anno, la spesa si azzera.

Questo si definisce "scambio sul posto", e si effettua mediante un conteggio annuale dei kWh consumati e dei kWh prodotti.
Se sono uguali, non si paga nulla; se c'è una differenza in negativo, si paga la sola differenza.
Se c'è un saldo positivo (cioè abbiamo prodotto più di quanto abbiamo consumato) il Fornitore di energia non ci paga, ma mette a credito per l'anno successivo l'energia prodotta in più.

Quindi se installo sul tetto di casa un impianto fotovoltaico che produce 3.500 kWh/anno, intanto risparmio 600 € circa sulla fornitura elettrica.
Inoltre, a questo risparmio devo sommare l'incentivo del Conto Energia.
Più precisamente:

se abito a Milano, in un anno guadagno:
€ 1.540 dal Conto Energia e € 600 dal risparmio: in totale € 2.140;

se vivo a Palermo, guadagno:
€ 1.980 dal Conto Energia + € 600 dal risparmio: in totale € 2.580.
Considerato che i contributi del Conto Energia vengono erogati per una durata di 20 anni, possiamo desumere che:

a Milano guadagno € 2.140/anno x 20 anni = € 42.800;
a Palermo € 2.580/anno x 20 anni = € 51.600.

Se poi, a questo calcolo semplificato, aggiungiamo il possibile aumento delle tariffe elettriche, il guadagno che ne deriva può risultare sensibilmente maggiore.

Considerato che un impianto da 3kWp di potenza ha un costo di circa € 15.000, si può desumere che con il Conto Energia, come minimo, si triplica il capitale investito, senza alcun rischio finanziario e contribuendo alla salvaguardia l’ambiente.

Per chi volesse approfondire questo argomento di grande attualità, consiglio di scaricare gratuitamente l’utile guida messa a disposizione dal GSE, all’indirizzo seguente:

http://www.gse.it/attivita/ContoEnergiaF/PubblInf/Documents/GuidaContoEnergia.pdf

Se poi si vuole imparare a produrre in piena autonomia l’energia elettrica che occorre, padroneggiando le migliori tecniche e strategie per la gestione dell’investimento nel settore fotovoltaico, consiglio di acquistare l’ebook di Mario Delfino “Investire nel Fotovoltaico”, raggiungibile al seguente indirizzo:

http://www.autostima.net/shopping/prodotto.php?id_prodotto=248&pp=106479

Ebook

Grazie per l’attenzione e a presto.

Una solare giornata a tutti (anche se fuori piove...)
Josè

domenica 11 ottobre 2009

Ma quanto ti ami?

A scuola ci hanno insegnato: Energia = Lavoro = Forza X Spostamento

In soldoni: se c’è una forza che muove un corpo, lì si manifesta energia.

Un oggetto che cade, un’automobile che sfreccia, un povero marito che sposta i mobili di casa sono indubbie espressioni di un lavoro, quindi di energia.

Ma guardiamo oltre. Guardiamoci dentro.

Quante volte abbiamo pensato: “oggi mi sento senza forze, senza energia”…?
E non mi riferisco solo all’energia metabolica, quella, per intenderci, che rende possibile il movimento e l’azione (per spostare i mobili devo prima mangiare… e anche bene, direi !), ma soprattutto quella psichica, tanto intima e segreta, quanto evidente e poderosa!

Ciascuno di noi avrà sicuramente fatto esperienza di come si possa raggiungere un obiettivo, per quanto arduo e insperato, quando si è mossi da convinzione o da disperazione.
Questa energia che “ci viene da dentro” è in grado di incidere in modo determinante sull’ambiente in cui viviamo, spesso modificandolo o adattandolo alle nostre esigenze del momento.

E’ questa l’energia più preziosa di cui disponiamo, che va salvaguardata in ogni istante della nostra vita, quella che i più grandi uomini della Terra hanno saputo sviluppare e perfezionare al fine di influenzare in modo rilevante le sorti dell’intero pianeta.

Il caso del giorno è quello del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, cui è stato assegnato il premio Nobel per la pace, per il costante impegno politico sulla delicata questione del disarmo nucleare.

Siamo d’accordo, Obama non è l’uomo della strada, ha un forte carisma e una personalità fuori dal comune.
Ma su una cosa di sicuro potremo concordare: al di là delle abilità personali, che ci distinguono l’uno dall’altro, ognuno di noi ha una ricchezza interiore che può essere alimentata, coltivata e sviluppata solo se lo vogliamo.
Su questo siete d’accordo?

Chiediamoci allora: quanto ci vogliamo bene?

E ancora: riserviamo a noi stessi, alla nostra crescita interiore, al nostro benessere (non solo materiale!) almeno una piccola parte del giorno?

Riflettiamo sul fatto che possiamo riuscire a trasmettere amore solo se amiamo noi stessi.

La crescita personale, come ho avuto modo di dire nel post introduttivo, è uno degli obiettivi che dovremo perseguire ogni giorno, con passi piccoli, ma inarrestabili, se vogliamo diventare, agli occhi degli altri, delle persone speciali.

Anche Obama avrà prestato la massima attenzione, con un impegno costante e rigoroso, allo sviluppo delle sue capacità comunicative, non lasciando al caso alcun particolare.
E’ quanto dichiara, a tal proposito, lo psicologo Charlie Fantechi che nel suo ebook Ma Obama ha usato l'Ipnosi? (che potrete scaricare gratuitamente cliccando sul link del titolo) svela, con un’analisi approfondita di una serie di documenti riservati, le tecniche di comunicazione “ipnotica” dell’uomo più potente.

Come avrete notato, ho inserito da poco un banner sulla destra, dove è riportata una selezione di ebook molto interessanti, sui temi della formazione personale e professionale.

L’ho fatto, prima di tutto, perché ci credo, perché ritengo tali pubblicazioni, curate dall’editore Giacomo Bruno e che io stesso leggo con frequenza, estremamente coinvolgenti e stimolanti per la mia vita, per evolvermi nei vari campi, dal lavoro ai rapporti sociali, agli affari, al mio benessere generale.

Tutto ciò significa coccolarmi, volermi bene, prendere a cuore il mio benessere, affinché possa, di riflesso, dare il massimo di me in ogni occasione.

Vorrei inaugurare oggi una serie di brevi articoli, con frequenza almeno settimanale, che sviluppino il tema della conoscenza di questa “energia interna”, del suo controllo e del suo sviluppo.

Desidero far questo perché è un argomento che mi piace e io stesso leggo quotidianamente libri, ebook e documenti vari che possano contribuire a rendermi migliore.

Come afferma il titolo del mio blog, ho improntato la mia vita su questa semplice idea: “risparmiare l’energia esterna, potenziare ed emanare l’energia interna, purchè si tratti sempre di energia pulita”.

In questo mio intento, farò riferimento alle pubblicazioni che l’editore Giacomo Bruno ci mette oggi a disposizione sul suo sito nel quale troverete, oltre a ebook di rilevante interesse ai fini formativi, anche molti report ed ebook da scaricare gratuitamente, che ritengo utili per iniziare ad appassionarsi di crescita personale.

Oggi vorrei introdurre il tema dell’AUTOSTIMA.

L’obiettivo che ci poniamo è quello di riuscire a percepirci come persone che hanno fatto delle scelte ben precise e sulla base di queste scelte hanno ottenuto dei risultati tangibili.

Presupposto fondamentale per il raggiungimento di tale obiettivo, è il convincimento seguente:
“Non esistono differenze tra me e gli altri. Con l’impegno costante anch’io potrò ottenere i migliori risultati”.

Questo modo di pensare va a vantaggio esclusivo della propria autostima.
E’ un approccio vincente al mondo che ci circonda, che riduce l’invidia e contribuisce a renderci migliori.
Se si incrementa l’autostima, si vive meglio con gli altri.

Quando l’Autostima è alta, si emana un’aura indefinita.
Chi sta vicino percepisce questo stato d’animo positivo e si predispone al meglio nel rapporto personale.

Questo risultato può essere raggiunto con un impegno costante e quotidiano, attraverso lo studio e l’applicazione delle tecniche della PNL (programmazione neuro linguistica).
Ma di questo vi parlerò in un prossimo post.

Intanto, se desiderate approfondire l’argomento del giorno e iniziare a fare pratica con le tecniche opportune, vi consiglio di scaricare e leggere l’ebook gratuito Autostima Vincente che troverete cliccando sul link.

Buona lettura e buona formazione!

Un sereno fine settimana a tutti!

Josè

giovedì 8 ottobre 2009

Il nucleare a due passi da casa: sogni tranquilli?

Interessanti i risultati emersi della ricerca di mercato «Enti locali e cittadini di fronte alle rinnovabili» condotta dall'Istituto Format, per conto di Somedia, che è stata presentata nel dettaglio oggi a Roma al convegno «Energetica 2009».

Il risultato è il seguente: gli italiani conoscono poco le energie rinnovabili.

Più precisamente, i dati rilevati sono stati i seguenti:

il 26,4% del campione dichiara di conoscere l'energia solare fotovoltaica,
il 17,1% l’energia solare termica,
il 26,6% l'energia eolica,
il 12.3% l'energia da biomasse,
il 7,5% l'energia dalle onde del mare,
il 10,8% la geotermia,
il 6,3% il mini-idroelettrico.

Per quanto riguarda il nucleare, solo il 28% degli intervistati ritiene sicura la produzione di energia da tale fonte, ma soltanto il 26,3% sarebbe disposto ad accettare la presenza di un impianto nucleare nella propria provincia...

Secondo la ricerca, inoltre, gli italiani intervistati dimostrano di conoscere le potenzialità delle rinnovabili e del loro impatto ambientale in prevalenza riguardo il solare fotovoltaico e il solare termico, mentre conoscono assai meno per le altre fonti di energia.

Secondo quanto dichiara l'Istituto Format, l’obiettivo della ricerca, «è stato di analizzare il livello di conoscenza degli italiani in merito alle fonti di energia rinnovabile per verificare le reali possibilitá di partecipazione informata dei cittadini al dibattito pubblico sull'uso delle rinnovabili nel nostro Paese e di accesso alle misure di incentivazione di tali forme di energia offerte dalle politiche pubbliche a livello nazionale e locale».

Secondo tale ricerca, inoltre, per gli italiani le fonti di energia rinnovabile che dovrebbero più di altre essere fatte oggetto di politiche pubbliche di incentivazione sono il solare fotovoltaico (per il 48,6%), l'eolico (25,9%), il solare termico (17,3%), le biomasse (2,6%), le onde del mare (3,3%), la geotermia (1,3%) ed il mini idroelettrico (1,0%).

Vi auguro una giornata ricca di energia!
Josè