Carissimi,
a chi di noi, nella vita di tutti i giorni, in famiglia, nel sociale, sul posto di lavoro, non è mai capitato di confrontarsi con situazioni conflittuali?
a chi di noi, nella vita di tutti i giorni, in famiglia, nel sociale, sul posto di lavoro, non è mai capitato di confrontarsi con situazioni conflittuali?
La conflittualità fa parte della nostra vita, nel senso che non è possibile evitarla del tutto, anche perché le situazioni conflittuali sono in continuo aumento nella società odierna.
Cos’è un conflitto?
Per conflitto s’intende una condizione nella quale, durante una transazione, uno o entrambi gli interlocutori, nel tentativo di raggiungere i propri obiettivi e d’influenzare la controparte, volontariamente o per incapacità, non tengono conto del deteriorarsi dei rapporti interpersonali.
Per conflitto s’intende una condizione nella quale, durante una transazione, uno o entrambi gli interlocutori, nel tentativo di raggiungere i propri obiettivi e d’influenzare la controparte, volontariamente o per incapacità, non tengono conto del deteriorarsi dei rapporti interpersonali.
La conflittualità va comunque gestita adeguatamente, per far in modo che non prevalga diventando un elemento bloccante e deteriorando l’autostima di ciascuno di noi.
Il conflitto non è sempre un evento negativo, una minaccia.
A volte, se il conflitto è moderato, può rappresentare uno stimolo al miglioramento. Inoltre, ogni situazione può essere gestita in modo tale da ricavarne un vantaggio personale, con l’applicazioni delle opportune tecniche e strategie che sono, essenzialmente, di buona comunicazione.
E’ possibile, insomma, mantenere buone relazioni personali, nonostante possibili divergenze di opinioni, conseguendo, al contempo, il riconoscimento del nostro punto di vista nell’ambiente in cui viviamo.
Non è facile, è vero, ma possibile.
Basta esercitare con costanza la propria personalità, rendendo naturali i comportamenti cosiddetti “assertivi”, al fine di giungere ad approcciare adeguatamente ogni situazione.
E’ necessario che questi comportamenti diventino “automatici”.
Quali sono i motivi dell’aumento della conflittualità nella società odierna?
Perché gli individui stanno perdendo la capacità di relazionarsi, di comunicare in modo efficace, nonostante la nascita e lo sviluppo di tante nuove forme di comunicazione, dal cellulare, al blog, al social network?
Sicuramente, alla base di ogni conflitto, qualunque sia la sua natura, vi è il fatto che venga messa in crisi la propria immagine, il proprio ruolo.
Quali sono i conflitti più comuni?
Il più diffuso è certamente quello familiare, di scontro generazionale tra genitori e figli. Questo tipo di conflitto è sempre esistito, ma oggi avviene quando i figli sono ancora molto piccoli e questo preoccupa alquanto.
Sempre in ambito familiare, vi sono i conflitti di coppia.
Entrambi hanno come fattore comune la mancanza di un’adeguata comunicazione.
La stessa cosa si può dire per i conflitti in ambito sociale (chi non ha mai avuto problemi nelle riunioni di condominio?) e, in particolare, lavorativo, nei quali la comunicazione riveste certamente un ruolo primario per il successo personale.
In particolare, in ambito lavorativo, esistono situazioni specifiche in cui è molto alto il rischio di conflittualità. Ad esempio, nei cambiamenti della mission aziendale, o nei cambiamenti al vertice dell’azienda, piuttosto che, ovviamente, nei casi di mobilità, cassa integrazione, ecc.
Ma anche i conflitti tra colleghi si verificano con frequenza. Gelosie, invidie, carriera, incomprensioni sono alla base di comportamenti conflittuali di lieve, moderata o estrema tensione.
Come gestirli?
Esistono alcune regole generali che si adattano a qualunque tipo di conflitto e regole specifiche che valgono in un particolare ambiente piuttosto che in un altro.
Nei conflitti familiari, ad esempio, si adottano le strategie dell’analisi transazionale.
In ambito sociale, si adottano le teorie sui comportamenti assertivi.
Sul posto di lavoro, ci vengono in aiuto gli stili di negoziazione, se il conflitto è con il capo, o le tecniche di persuasione se è con un collega.
Nell’ambito del nostro percorso di “crescita personale”, mi sento di consigliarvi l’approfondimento delle tematiche appena accennate, in quanto saper gestire efficacemente ogni situazione conflittuale nella vita quotidiana contribuisce indubbiamente ad incrementare il senso di autostima e di controllo della propria vita.
A tal proposito, posso consigliarvi un testo, che sarà edito a partire dal 4 novembre, di Pier Paolo Sposato, dal titolo “Come gestire i conflitti” che approfondisce le tematiche del conflitto e guida al raggiungimento di quelle abilità necessarie alla gestione efficace di ogni situazione, per conseguire i propri obiettivi.
Se volete, sin d’ora, leggere il primo capitolo, potete scaricarlo gratuitamente cliccando sull’immagine seguente:
Non è facile, è vero, ma possibile.
Basta esercitare con costanza la propria personalità, rendendo naturali i comportamenti cosiddetti “assertivi”, al fine di giungere ad approcciare adeguatamente ogni situazione.
E’ necessario che questi comportamenti diventino “automatici”.
Quali sono i motivi dell’aumento della conflittualità nella società odierna?
Perché gli individui stanno perdendo la capacità di relazionarsi, di comunicare in modo efficace, nonostante la nascita e lo sviluppo di tante nuove forme di comunicazione, dal cellulare, al blog, al social network?
Sicuramente, alla base di ogni conflitto, qualunque sia la sua natura, vi è il fatto che venga messa in crisi la propria immagine, il proprio ruolo.
Quali sono i conflitti più comuni?
Il più diffuso è certamente quello familiare, di scontro generazionale tra genitori e figli. Questo tipo di conflitto è sempre esistito, ma oggi avviene quando i figli sono ancora molto piccoli e questo preoccupa alquanto.
Sempre in ambito familiare, vi sono i conflitti di coppia.
Entrambi hanno come fattore comune la mancanza di un’adeguata comunicazione.
La stessa cosa si può dire per i conflitti in ambito sociale (chi non ha mai avuto problemi nelle riunioni di condominio?) e, in particolare, lavorativo, nei quali la comunicazione riveste certamente un ruolo primario per il successo personale.
In particolare, in ambito lavorativo, esistono situazioni specifiche in cui è molto alto il rischio di conflittualità. Ad esempio, nei cambiamenti della mission aziendale, o nei cambiamenti al vertice dell’azienda, piuttosto che, ovviamente, nei casi di mobilità, cassa integrazione, ecc.
Ma anche i conflitti tra colleghi si verificano con frequenza. Gelosie, invidie, carriera, incomprensioni sono alla base di comportamenti conflittuali di lieve, moderata o estrema tensione.
Come gestirli?
Esistono alcune regole generali che si adattano a qualunque tipo di conflitto e regole specifiche che valgono in un particolare ambiente piuttosto che in un altro.
Nei conflitti familiari, ad esempio, si adottano le strategie dell’analisi transazionale.
In ambito sociale, si adottano le teorie sui comportamenti assertivi.
Sul posto di lavoro, ci vengono in aiuto gli stili di negoziazione, se il conflitto è con il capo, o le tecniche di persuasione se è con un collega.
Nell’ambito del nostro percorso di “crescita personale”, mi sento di consigliarvi l’approfondimento delle tematiche appena accennate, in quanto saper gestire efficacemente ogni situazione conflittuale nella vita quotidiana contribuisce indubbiamente ad incrementare il senso di autostima e di controllo della propria vita.
A tal proposito, posso consigliarvi un testo, che sarà edito a partire dal 4 novembre, di Pier Paolo Sposato, dal titolo “Come gestire i conflitti” che approfondisce le tematiche del conflitto e guida al raggiungimento di quelle abilità necessarie alla gestione efficace di ogni situazione, per conseguire i propri obiettivi.
Se volete, sin d’ora, leggere il primo capitolo, potete scaricarlo gratuitamente cliccando sull’immagine seguente:
Buon inizio settimana a tutti!
Josè
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