lunedì 28 settembre 2009

Guadagnare con il fotovoltaico

Il video che segue, anche se non recente, esprime in maniera chiara, allegra ed accessibile a tutti, i vantaggi della produzione "casalinga" di energia elettrica da fotovoltaico.
Guardatelo. Ne vale la pena!

domenica 27 settembre 2009

La forza di Eolo


Oggi c’è vento. Forte non è, anzi delicato, come una carezza che mi sfiora e mi sospinge lungo la riva del mio mare.
Medito… questo vento mi piace. Una carezza, ma a volte forza devastante.
Energia. Libera, pulita, infinita.

Torno a casa e penso di fissare un po’ di idee e conoscenze sulla memoria del mio PC, per condividerle. Cosa c’è di meglio?

Ripenso allora al vento. Una fonte rinnovabile, certamente, perché sarà sempre presente senza esaurirsi, ma non è costante nel tempo.
Di sicuro, però, tra le più interessanti e promettenti.

La forza di Eolo. Conosciuta dall’uomo sin dai tempi più antichi ed impiegata per navigare o azionare i mulini per la macina dei cereali e la spremitura delle olive.
Solo da alcuni decenni si è riscoperta come preziosa risorsa per la produzione di elettricità.
In tal caso i vecchi “mulini” sono diventati macchine moderne, slanciate, eleganti e austere, conosciute col nome di “aerogeneratori”.

Ne esistono di diversi tipi, per forma e dimensione.
Si va da quelli con pale lunghe 50 centimetri, utilizzati come caricabatterie, fino ai più potenti, dotati di pale lunghe 30 metri, in grado di erogare potenze dell’ordine dei 1.500 kW, il che equivale al fabbisogno elettrico giornaliero di circa 1.000 famiglie.

Quello che si incontra spesso nei nostri paesaggi, è un aerogeneratore “medio”, alto oltre 50 metri, con 3 pale di 20 metri. E’ in grado di erogare una potenza di circa 500 kW.
Normalmente ci si imbatte in una “wind-farm”, cioè in una “fattoria del vento”, rappresentata da più aerogeneratori collegati insieme, per produrre la potenza necessaria.
La wind-farm è, pertanto, una vera e propria centrale elettrica.
La distanza tra gli aerogeneratori, generalmente disposti in file, è stabilita in funzione della loro grandezza ed è calcolata al fine di evitare interferenze reciproche nella produzione.
In media si tratta di una distanza da 5 a 10 volte la lunghezza delle pale. Quindi, per tornare al modello “medio” cui abbiamo accennato (pale di 20 metri), la distanza ottimale risulta pari a circa 200 metri.

In termini pratici, una wind-farm composta da 30 aerogeneratori da 300 kW, posta in una zona con venti dalla velocità media di 25 km/h, produce circa 20 milioni di kWh all’anno, vale a dire il fabbisogno di circa 7.000 famiglie, cioè di un intero paese!

Volendo fare un confronto con una tradizionale centrale a carbone, con una wind-farm di tali dimensioni, si evita di liberare nell’aria, in un anno, ben 22.000 tonnellate di anidride carbonica, 125 tonnellate di anidride solforosa e 43 tonnellate di ossido di azoto!
E tutto questo con una sola wind-farm di taglia media!


Ma non è finita. Le opportunità migliori si realizzerebbero, per un paese come il nostro, con i cosiddetti impianti “offshore”, che sono wind-farm costruire sul mare.
Gli aerogeneratori realizzati per questo impiego potrebbero erogare addirittura fino a 3MW di potenza elettrica.
Finora, gli unici impianti offshore sono stati realizzati in Olanda, Svezia e Danimarca ma, se gli altri paesi che si affacciano sul mare, imitassero tale esempio, è stato calcolato che si potrebbe produrre energia per soddisfare il 20% del fabbisogno elettrico di tali paesi!

E questa è decisamente energia pulita e rinnovabile!

I cosiddetti “effetti indesiderati” di tale forma di produzione sono locali e in particolare:
- occupazione del territorio (ma si consideri che riguarda solo il 2-3% del territorio necessario alla sua costruzione);
- impatto visivo (con una scelta accurata di forme e colori può essere ridotto);
- rumore (dovuto agli organi meccanici, come il moltiplicatore di giri e all’attrito delle pale; è dell’ordine dei 45 decibel, pari al rumore prodotto da una conversazione a bassa voce. Può essere ridotto con l’isolamento acustico degli apparati ed è praticamente nullo ad una distanza di circa 150 metri dall’aerogeneratore);
- effetti sulla fauna (impatto degli uccelli con le pale e il rotore, ma non dimentichiamo che il traffico automobilistico e i tralicci elettrici e telefonici fanno ben peggio).

A tali svantaggi (se così si può dire) si contrappongono gli indubbi vantaggi derivanti dalla mancata emissione di gas inquinanti e climalteranti.

Oltre all’aspetto puramente ambientale (che non è poco), esiste anche quello sociale e finanziario.
In paesi come la Germania e la Danimarca, che producono considerevoli quantità di energia elettrica da questa fonte rinnovabile (in Germania, più di dieci volte quella italiana), ma anche in Spagna, Olanda e Gran Bretagna, che seguono a ruota, l’occupazione associata allo sviluppo e alla diffusione di tale tecnologia è in continua espansione e sono molti gli imprenditori del settore che realizzano impianti in proprietà private, producendo energia da vendere alla rete elettrica di distribuzione nazionale, con ottimi profitti.

Già… migliorare la salute del mondo può significare anche occupazione, guadagni e benessere generale.
Meditate amici…
Un buon inizio settimana a tutti!

La forza di Eolo



Oggi c’è vento. Forte non è, anzi delicato, come una carezza che mi sfiora e mi sospinge lungo la riva del mio mare.
Medito… questo vento mi piace. Una carezza, ma a volte forza devastante.
Energia. Libera, pulita, infinita.

Torno a casa e penso di fissare un po’ di idee e conoscenze sulla memoria del mio PC, per condividerle. Cosa c’è di meglio?

Ripenso allora al vento. Una fonte rinnovabile, certamente, perché sarà sempre presente senza esaurirsi, ma non è costante nel tempo.
Di sicuro, però, tra le più interessanti e promettenti.

La forza di Eolo. Conosciuta dall’uomo sin dai tempi più antichi ed impiegata per navigare o azionare i mulini per la macina dei cereali e la spremitura delle olive.
Solo da alcuni decenni si è riscoperta come preziosa risorsa per la produzione di elettricità.
In tal caso i vecchi “mulini” sono diventati macchine moderne, slanciate, eleganti e austere, conosciute col nome di “aerogeneratori”.


Ne esistono di diversi tipi, per forma e dimensione.
Si va da quelli con pale lunghe 50 centimetri, utilizzati come caricabatterie, fino ai più potenti, dotati di pale lunghe 30 metri, in grado di erogare potenze dell’ordine dei 1.500 kW, il che equivale al fabbisogno elettrico giornaliero di circa 1.000 famiglie.



Quello che si incontra spesso nei nostri paesaggi, è un aerogeneratore “medio”, alto oltre 50 metri, con 3 pale di 20 metri. E’ in grado di erogare una potenza di circa 500 kW.
Normalmente ci si imbatte in una “wind-farm”, cioè in una “fattoria del vento”, rappresentata da più aerogeneratori collegati insieme, per produrre la potenza necessaria.
La wind-farm è, pertanto, una vera e propria centrale elettrica.

La distanza tra gli aerogeneratori, generalmente disposti in file, è stabilita in funzione della loro grandezza ed è calcolata al fine di evitare interferenze reciproche nella produzione.
In media si tratta di una distanza da 5 a 10 volte la lunghezza delle pale. Quindi, per tornare al modello “medio” cui abbiamo accennato (pale di 20 metri), la distanza ottimale risulta pari a circa 200 metri.

In termini pratici, una wind-farm composta da 30 aerogeneratori da 300 kW, posta in una zona con venti dalla velocità media di 25 km/h, produce circa 20 milioni di kWh all’anno, vale a dire il fabbisogno di circa 7.000 famiglie, cioè di un intero paese!

Volendo fare un confronto con una tradizionale centrale a carbone, con una wind-farm di tali dimensioni, si evita di liberare nell’aria, in un anno, ben 22.000 tonnellate di anidride carbonica, 125 tonnellate di anidride solforosa e 43 tonnellate di ossido di azoto!
E tutto questo con una sola wind-farm di taglia media!

Ma non è finita. Le opportunità migliori si realizzerebbero, per un paese come il nostro, con i cosiddetti impianti “offshore”, che sono wind-farm costruire sul mare.
Gli aerogeneratori realizzati per questo impiego potrebbero erogare addirittura fino a 3MW di potenza elettrica.
Finora, gli unici impianti offshore sono stati realizzati in Olanda, Svezia e Danimarca ma, se gli altri paesi che si affacciano sul mare, imitassero tale esempio, è stato calcolato che si potrebbe produrre energia per soddisfare il 20% del fabbisogno elettrico di tali paesi!

E questa è decisamente energia pulita e rinnovabile!

I cosiddetti “effetti indesiderati” di tale forma di produzione sono locali e in particolare:
- occupazione del territorio (ma si consideri che riguarda solo il 2-3% del territorio necessario alla sua costruzione);
- impatto visivo (con una scelta accurata di forme e colori può essere ridotto);
- rumore (dovuto agli organi meccanici, come il moltiplicatore di giri e all’attrito delle pale; è dell’ordine dei 45 decibel, pari al rumore prodotto da una conversazione a bassa voce. Può essere ridotto con l’isolamento acustico degli apparati ed è praticamente nullo ad una distanza di circa 150 metri dall’aerogeneratore);
- effetti sulla fauna (impatto degli uccelli con le pale e il rotore, ma non dimentichiamo che il traffico automobilistico e i tralicci elettrici e telefonici fanno ben peggio).

A tali svantaggi (se così si può dire) si contrappongono gli indubbi vantaggi derivanti dalla mancata emissione di gas inquinanti e climalteranti.

Oltre all’aspetto puramente ambientale (che non è poco), esiste anche quello sociale e finanziario.
In paesi come la Germania e la Danimarca, che producono considerevoli quantità di energia elettrica da questa fonte rinnovabile (in Germania, più di dieci volte quella italiana), ma anche in Spagna, Olanda e Gran Bretagna, che seguono a ruota, l’occupazione associata allo sviluppo e alla diffusione di tale tecnologia è in continua espansione e sono molti gli imprenditori del settore che realizzano impianti in proprietà private, producendo energia da vendere alla rete elettrica di distribuzione nazionale, con ottimi profitti.
Già… migliorare la salute del mondo può significare anche occupazione, guadagni e benessere generale.
Meditate amici…
Un buon inizio settimana a tutti!

giovedì 24 settembre 2009

Dall’Era del Possesso a quella dell’Accesso

Car Sharing - L’auto condivisa

Nella nuova economia “l’accesso temporaneo a beni e servizi – in forma di noleggio, affitto e simili, diventa un’alternativa sempre più allettante rispetto all’acquisto e al possesso a lungo termine” (Jeremy Rifkin)

Questo irreversibile mutamento, abilmente descritto da Rifkin quasi un decennio fa, sembra trovare concreta applicazione nel Car Sharing (letteralmente: “condivisione dell’auto”), un servizio di mobilità pubblica individuale, integrativo al trasporto pubblico e privato, intelligente, economico e rispettoso dell’ambiente, che offre un approccio inedito alle quattro ruote: si compra l'uso effettivo del mezzo anziché il mezzo stesso.

Promosso dal Ministero dell’Ambiente e individuato dal marchio nazionale “IO GUIDO CAR SHARING”, è attivo nelle città di Bologna, Firenze, Genova, Milano, Modena, Palermo, Parma, Roma, Savona, Torino e Venezia.

Inteso come alternativa all’uso del veicolo privato, prevede la condivisione di un parco auto a basso impatto ambientale tra tutti i cittadini che sottoscrivono un contratto di abbonamento con il Gestore di una delle suddette città.

L’obiettivo è duplice:
- far risparmiare il cittadino, proponendo tariffe vantaggiose e interessanti agevolazioni per ciò che concerne la mobilità urbana, rispetto al veicolo privato;
- ridurre il numero di auto in circolazione, contribuendo a rendere l’aria delle nostre città un po’ più pulita.

Quanto costa il Car Sharing?
Sono previste tariffe orarie e chilometriche le quali, insieme, contribuiscono a determinare il costo di una corsa. Il costo orario, per un’auto di media cilindrata, si attesta intorno a € 2,00-2,50, mentre quello chilometrico ad € 0,40-0,60.

L’Abbonato al Car Sharing di una città, grazie ad un accordo tra tutti i Gestori, può usufruire del servizio anche nelle altre città appartenenti al network nazionale.

L’accesso al servizio è molto semplice e si realizza attraverso i seguenti passi:

Sottoscrizione dell’abbonamento
Ha un costo annuo contenuto (dai 100 ai 200 euro). E’ l’unico costo fisso, in quanto poi si paga solo se si utilizza il servizio.
Con l’iscrizione si ricevono le istruzioni sull’uso delle auto e della tecnologia di bordo e i codici personali necessari per fruire del servizio tramite una Card elettronica.



La prenotazione
Essendo l’auto una risorsa condivisa, è necessario prenotarla anticipatamente. Basta collegarsi ad un apposito sito internet, predisposto dal Ministero, o chiamare un Call Center nazionale, attivo per tutte le 24 ore.
Si sceglie il modello del veicolo, l’area di sosta più comoda e si indica il tempo di utilizzo.




Ritiro della vettura dal parcheggio prescelto
All'ora stabilita ci si reca nell'area di sosta prescelta e si individua l’auto attraverso il numero di targa comunicato dal Call Center o rilevato sul sito web.


Inserimento del codice PIN e inizio della corsa
L’accesso alla vettura è semplice e comodo. Per aprire le portiere è sufficiente avvicinare la smart card al parabrezza, dietro il quale è collocato un lettore di card. Le chiavi si trovano nel vano portaoggetti. Si digita il PIN personale sul computer di bordo (touch screen) e si avvia l'auto, iniziando la corsa.
Sul display di bordo, in ogni istante, vengono visualizzati i chilometri percorsi e il tempo di utilizzo.

In caso di emergenza
Il computer di bordo, attraverso un sistema di comunicazione a viva voce, mette in contatto con il call center che fornisce tutte le indicazioni del caso, in tempo reale.

Restituzione del veicolo al parcheggio
Alla fine della corsa, si riporta il veicolo nel parcheggio di prelievo, si digita il pulsante di rilascio sul display, si lasciano le chiavi nel vano portaoggetti e si chiudono le portiere ripassando la card sul lettore.

Pagamenti comodi con RID bancario
Non si paga alla fine di ogni corsa, ma dopo aver ricevuto, al proprio domicilio, la fattura e il dettaglio di tutte le corse relative al mese precedente. L’addebito avviene sul proprio conto corrente, mediante RID.

Sono molti i motivi che hanno indotto oltre 12.000 cittadini delle principali città italiane a scegliere il Car Sharing per le proprie esigenze di mobilità. Ne elenchiamo alcuni:

si può scegliere un’auto diversa in funzione delle necessità del momento
si può scegliere tra tanti parcheggi disponibili
si può usufruire del servizio 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno
si può circolare in presenza di limitazioni del traffico (es. targhe alterne)
si può percorrere le corsie preferenziali
si può viaggiare anche fuori città
si può utilizzare il Car Sharing anche nelle altre città dov’è attivo
si può parcheggiare gratuitamente nelle zone blu
si può parcheggiare gratuitamente nei parcheggi Car Sharing
il costo del servizio comprende il carburante e le polizze assicurative (infortuni conducente e kasko)
il costo del servizio è fatturato mensilmente ed è scaricabile per chi ha partita IVA

Per maggiori informazioni, potete consultare il sito nazionale www.icscarsharing.it o quello del Gestore della propria città:

Bologna http://www.atc.bo.it/

Firenze http://www.carsharingfirenze.it/

Genova e Savona http://www.genovacarsharing.it/

Milano http://www.milanocarsharing.it/

Modena http://www.atcm.mo.it/

Palermo http://www.carsharingpalermo.it/

Parma http://www.parmacarsharing.pr.it/

Roma http://www.atac.roma.it/

Torino http://www.carcityclub.it/

Venezia http://www.asmvenezia.it/


Arrivederci!

P.S. Naturalmente, io uso il Car Sharing…

martedì 22 settembre 2009

Cosa bolle in pentola?


Ed ecco la seconda notizia apparsa alcuni giorni fa su internet.

Prosegue l'iter per la realizzazione di centrali nucleari.

Potrebbe essere pubblicato il prossimo febbraio il decreto contenente l’elenco dei futuri siti nucleari italiani. Nel frattempo stanno circolando in via ufficiosa i nomi di dieci città che tra qualche anno potrebbero ospitare gli impianti atomici.

Per ciò che concerne i requisiti delle zone da scegliere, la vicinanza al mare o a fiumi per l’approvvigionamento idrico, l’assenza di rischio sismico e un adeguato collegamento con la rete elettrica sono le caratteristiche ideali per la costruzione delle nuove centrali, che potrebbero sorgere anche in zone appartenenti al demanio militare.

Ecco l’elenco dei probabili siti:

Monfalcone in provincia di Gorizia
Scanzano Jonico in Basilicata
Palma in provincia di Agrigento
Oristano in Sardegna
Chioggia in provincia di Venezia
Caorso in provincia di Piacenza
Trino Vercellese in provincia di Vercelli
Montalto di Castro in provincia di Viterbo
Termini Imerese in Sicilia
Termoli in Molise

Dal Ministero, però, sono giunte solo smentite.

Quel che è certo è la disponibilità data da Regioni come Sicilia e Molise alla realizzazione degli impianti.

Sul territorio potrebbe essere impiantato l’European pressurized reactor di tecnologia francese, frutto della joint venture tra Enel ed Edf, che hanno affidato la realizzazione degli studi di fattibilità a Sviluppo Nucleare Italia srl.

Il Ministero ha assicurato che le centrali non saranno importate. Al contrario, le industrie nazionali come Enel, Edison, Finmeccanica e Ansaldo avranno un ruolo di rilievo. Gli accordi in corso per l'aggregazione di grandi imprese, che vedono coinvolti anche gli Stati Uniti, assicurerebbero inoltre visibilità e protagonismo anche in Europa.

L’imminente decreto, allo studio del Comitato di Esperti predisposto dal Governo, copre tutta la catena del nucleare toccando aree, siti, impianti, depositi, indennizzi alla popolazione e lo smantellamento delle centrali a fine funzione, operazione già affidata a Sogin.

Per l’individuazione delle aree, esistono due possibilità: una si avvale del consenso popolare, l’altra si basa solo sull’emanazione di un DPR, indipendente dalla volontà dei cittadini.

Il decreto contiene bonus per le popolazioni abitanti nelle zone che ospitano le centrali nucleari. Le agevolazioni, che comprendono il rimborso della bolletta, dovranno servire allo sviluppo socioeconomico dell’area ed essere indirizzate su investimenti per la diffusione delle energie rinnovabili. Previsto anche un contributo per gli enti locali ripartito per il 60% al Comune sul cui territorio sorge la centrale e per il 40% alle Amministrazioni limitrofe.

Ad ognuno il suo pensiero…

L’energia pulita

Vorrei cominciare col riportare un paio di notizie rilevanti, apparse su internet alcuni giorni fa. Ne sentiremo parlare spesso nel prossimo futuro.
In questo post riporto la prima, che definirei decisamente “buona”.

In attesa della Conferenza sul clima che si terrà a dicembre a Copenhagen, il Senato sta svolgendo un'indagine conoscitiva sulle fonti rinnovabili.
Gli impegni del nostro paese per ridurre l’emissione dei gas climalteranti (come, ad esempio, CO2), contratti dall’Italia a seguito del Protocollo di Kyoto e della più recente normativa comunitaria, inducono ad incentivare la ricerca nel settore delle fonti di energia alternative.
Le attività si estenderanno nel settore dei biocarburanti, del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili, con particolare attenzione a quelle che presentano i maggiori margini di crescita, quali quella solare fotovoltaica, solare termica e quella eolica.

In particolare, si prevede di incentivare lo sviluppo degli impianti fotovoltaici integrati nelle strutture edilizie e di renderli obbligatori sulle coperture dei nuovi edifici e nelle ristrutturazioni.
Inoltre, si pensa di estendere l’incentivazione del “Conto Energia” (di cui parlerò più specificatamente in un prossimo post) anche agli impianti fotovoltaici “a concentrazione”, che sono particolari sistemi nei quali la luce solare viene concentrata sulle celle fotovoltaiche tramite appositi specchi (o lenti), al fine di ridurre la superficie del pannello (che è l’elemento più costoso dell’impianto).
Un altro fondamentale elemento per raggiungere gli obiettivi stabiliti è l’efficienza energetica degli edifici, di cui parleremo approfonditamente in seguito. L’informazione del cittadino in questo settore è un aspetto chiave. Si considera, ad esempio, di fondamentale importanza ribadire l’obbligo, peraltro già vigente in alcune regioni italiane, di allegare la certificazione energetica agli atti di compravendita e locazione degli immobili.

Mi presento...

Salve. Questo è il mio primo post.
Mi presento.
Mi chiamo Josè, ho 46 anni, abito a Palermo, sono ingegnere elettronico e mi occupo, presso una grande azienda della mia città, di energia, di tecnologie, di mobilità sostenibile.
Sono questi argomenti di grande attualità, ma non sempre pienamente comprensibili a tutti.
Da qui nasce l’esigenza di parlarne in modo quanto più semplice e intuitivo, consentendo anche ai “non addetti ai lavori” di condividere idee, conoscenze e tecniche divenute ormai di rilevante importanza per il futuro del pianeta e quindi dell’uomo.
Ma l’energia del pianeta non è la sola di cui dobbiamo tenere conto.
Esiste un’altra energia, disponibile in grandi quantità, molte volte latente e non sfruttata, che è in grado davvero di cambiare il mondo.
E’ questa l’energia che abbiamo dentro.
E’ l’energia che ci fa muovere e agire, pensare e amare.
Possiamo decidere se sopravvivere o scalare una montagna.
Se accontentarci di poco o perseguire obiettivi ambiziosi.
La risposta è quasi sempre dentro di noi.
Per questo considero di estrema importanza la formazione personale e professionale, in un processo di miglioramento continuo.
Solo così si possono rendere attuabili i propri sogni.
Forse tutto questo è ambizioso, ma è l’intento che mi prefiggo.
Informazione e formazione.
Magari senza noia.
Spero di riuscirci.
Ringrazio anticipatamente tutti coloro che vorranno aiutarmi in questo.