domenica 27 settembre 2009

La forza di Eolo


Oggi c’è vento. Forte non è, anzi delicato, come una carezza che mi sfiora e mi sospinge lungo la riva del mio mare.
Medito… questo vento mi piace. Una carezza, ma a volte forza devastante.
Energia. Libera, pulita, infinita.

Torno a casa e penso di fissare un po’ di idee e conoscenze sulla memoria del mio PC, per condividerle. Cosa c’è di meglio?

Ripenso allora al vento. Una fonte rinnovabile, certamente, perché sarà sempre presente senza esaurirsi, ma non è costante nel tempo.
Di sicuro, però, tra le più interessanti e promettenti.

La forza di Eolo. Conosciuta dall’uomo sin dai tempi più antichi ed impiegata per navigare o azionare i mulini per la macina dei cereali e la spremitura delle olive.
Solo da alcuni decenni si è riscoperta come preziosa risorsa per la produzione di elettricità.
In tal caso i vecchi “mulini” sono diventati macchine moderne, slanciate, eleganti e austere, conosciute col nome di “aerogeneratori”.

Ne esistono di diversi tipi, per forma e dimensione.
Si va da quelli con pale lunghe 50 centimetri, utilizzati come caricabatterie, fino ai più potenti, dotati di pale lunghe 30 metri, in grado di erogare potenze dell’ordine dei 1.500 kW, il che equivale al fabbisogno elettrico giornaliero di circa 1.000 famiglie.

Quello che si incontra spesso nei nostri paesaggi, è un aerogeneratore “medio”, alto oltre 50 metri, con 3 pale di 20 metri. E’ in grado di erogare una potenza di circa 500 kW.
Normalmente ci si imbatte in una “wind-farm”, cioè in una “fattoria del vento”, rappresentata da più aerogeneratori collegati insieme, per produrre la potenza necessaria.
La wind-farm è, pertanto, una vera e propria centrale elettrica.
La distanza tra gli aerogeneratori, generalmente disposti in file, è stabilita in funzione della loro grandezza ed è calcolata al fine di evitare interferenze reciproche nella produzione.
In media si tratta di una distanza da 5 a 10 volte la lunghezza delle pale. Quindi, per tornare al modello “medio” cui abbiamo accennato (pale di 20 metri), la distanza ottimale risulta pari a circa 200 metri.

In termini pratici, una wind-farm composta da 30 aerogeneratori da 300 kW, posta in una zona con venti dalla velocità media di 25 km/h, produce circa 20 milioni di kWh all’anno, vale a dire il fabbisogno di circa 7.000 famiglie, cioè di un intero paese!

Volendo fare un confronto con una tradizionale centrale a carbone, con una wind-farm di tali dimensioni, si evita di liberare nell’aria, in un anno, ben 22.000 tonnellate di anidride carbonica, 125 tonnellate di anidride solforosa e 43 tonnellate di ossido di azoto!
E tutto questo con una sola wind-farm di taglia media!


Ma non è finita. Le opportunità migliori si realizzerebbero, per un paese come il nostro, con i cosiddetti impianti “offshore”, che sono wind-farm costruire sul mare.
Gli aerogeneratori realizzati per questo impiego potrebbero erogare addirittura fino a 3MW di potenza elettrica.
Finora, gli unici impianti offshore sono stati realizzati in Olanda, Svezia e Danimarca ma, se gli altri paesi che si affacciano sul mare, imitassero tale esempio, è stato calcolato che si potrebbe produrre energia per soddisfare il 20% del fabbisogno elettrico di tali paesi!

E questa è decisamente energia pulita e rinnovabile!

I cosiddetti “effetti indesiderati” di tale forma di produzione sono locali e in particolare:
- occupazione del territorio (ma si consideri che riguarda solo il 2-3% del territorio necessario alla sua costruzione);
- impatto visivo (con una scelta accurata di forme e colori può essere ridotto);
- rumore (dovuto agli organi meccanici, come il moltiplicatore di giri e all’attrito delle pale; è dell’ordine dei 45 decibel, pari al rumore prodotto da una conversazione a bassa voce. Può essere ridotto con l’isolamento acustico degli apparati ed è praticamente nullo ad una distanza di circa 150 metri dall’aerogeneratore);
- effetti sulla fauna (impatto degli uccelli con le pale e il rotore, ma non dimentichiamo che il traffico automobilistico e i tralicci elettrici e telefonici fanno ben peggio).

A tali svantaggi (se così si può dire) si contrappongono gli indubbi vantaggi derivanti dalla mancata emissione di gas inquinanti e climalteranti.

Oltre all’aspetto puramente ambientale (che non è poco), esiste anche quello sociale e finanziario.
In paesi come la Germania e la Danimarca, che producono considerevoli quantità di energia elettrica da questa fonte rinnovabile (in Germania, più di dieci volte quella italiana), ma anche in Spagna, Olanda e Gran Bretagna, che seguono a ruota, l’occupazione associata allo sviluppo e alla diffusione di tale tecnologia è in continua espansione e sono molti gli imprenditori del settore che realizzano impianti in proprietà private, producendo energia da vendere alla rete elettrica di distribuzione nazionale, con ottimi profitti.

Già… migliorare la salute del mondo può significare anche occupazione, guadagni e benessere generale.
Meditate amici…
Un buon inizio settimana a tutti!

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